E’ un libro senza veli e senza inganni questo bel libro di Toni Capuozzo, giornalista televisivo tra i più noti, che a distanza di tanti anni ritorna là da dove il suo sogno giovanile è cominciato ed è finito.
Il titolo racconta già molto. Una parola sola: Adios. E fa subito intendere che la storia narrata si svolge lontano, in territorio ispanico, nell’America latina, o meglio in quella centrale. E’, quello di Toni, il suo personalissimo viaggio dentro una disillusione. Il Nacaragua, la rivoluzione sandinista, la sua sconfitta poi la sua vittoria, poi ancora la sua degenerazione nella faticosa concretezza della costruzione di un Paese, povero, isolato, ma diverso sono solo un pretesto, narrativamente bello, per una ricerca interiore che porta ad una dimissione: la dimissione da un sogno sognato, forse, con una buona dose di candore e di ingenuità e che non poteva che trasformarsi in un risveglio tormentato.
Adios è soprattutto un viaggio interiore. Ma anche un libro politico. Un esame di coscienza più che un pentimento anche se le remore di quanto poteva essere bello e non è stato portano a conclusioni rigide, troppo drastiche. Toni dice Adios ai sogni e alle illusioni di una generazione. Ma può farlo perché ha ormai la maturità per farlo. Sfortunate quelle generazioni che una volta raggiunta la maturità a quei sogni non potranno dire altrettanto. Anche perché non hanno mai sognato.
Toni Capuozzo
ADIOS. ILMIO VIAGGIO ATTRAVERSO I SOGNI PERDUTI DI UNA GENERAZIONE
Mondadori - 181 pagine, 16,50 euro
“La verità sull’11 settembre è importante, anzi essenziale: per sopravvivere”. Così scrivono gli autori di Zero, un libro fondamentale, da non perdere, che racconta perché la versione ufficiale sulla tragedia dell’attacco all’America del 2001 è un falso.
Si discute ormai da tempo su tutto quanto non torna nelle storie che ci hanno raccontato sugli aerei che si schiantano sulle Due Torri di New York, su quello che si infila nel Pentagono e sull’altro, letteralmente polverizzatosi dopo essere stato abbattuto. Basta elencarli questi dubbi per farsi venire qualche dubbio. Zero, mette in campo autori di grande spessore: Giulietto Chiesa, Gore Vidal, Franco Cardini, Enzo Modugno, Andreas Von Bulow, Thierry Meissan, David Ray Griffin, Michel Chossudovsky. E fa molto di più: raccoglie in 14 saggi, un intervista e una documentatissima appendice la trama della più grande menzogna nella storia dell’umanità. Una menzogna che apre scenari terrificanti: verso quale precipizio il mondo sta correndo? Che prezzo occorrerà pagare sull’altare del Nuovo Ordine Mondiale? Chi sono i burattinai dell’11 settembre 2001? Attenzione: Zero non è un libro di propaganda politica antiamericana. E’ un libro di fatti concreti. Al quale non è più possibile rispondere né con un’alzata di spalle, né con il solito trito e ritrito: ma quanta gente avrebbe dovuto partecipare ad un simile complotto? Un complotto per essere un vero complotto non bada a spese.
E non dimenticate: adesso Zero è anche un film.
Giulietto Chiesa e altri
ZERO. PERCHE’ LA VERSIONE UFFICIALE SULL’11/9 E’ UN FALSO
Piemme - 412 pagine, 17,50 euro
A pubblicare questo 11/9, la cospirazione impossibile, libro antagonista di Zero, è la stessa casa editrice. Un’operazione editoriale intelligente e stimolante. Peccato che gli autori di questa risposta a Zero siano di livello decisamente inferiore, se si escludono Piergiorgio Oddifreddi e Umberto Eco. Ma non abbiamo capito se ci sia un piccolo grande refuso perché i saggi a loro firma sarebbero stati nenissimo in Zero. In questo libro, invece, c’entrano poco. Ma sapevano Oddifreddi ed Eco su che libro finivano ed in compagni di chi erano? Temiamo proprio di no. Anche perché a guidarli è un avantologo (contrario di dietrologo) come Paolo Attivissimo che della disinformazione ha fatto il suo mestiere e non solo perché dirige un sito che ha come scopo la conferma di tutte le versioni ufficiali diffuse al Potere, qualsiasi Potere. Gli altri autori, francamente, non sappiamo chi siano. Il libro è curato da Massimo Polidoro, un altro divulgatore di versioni ufficiali.
Nel libro non c’è poco di analitico e nulla di scientifico. La domanda più intelligente che il libro pone è la solita: se è stato un complotto possibile che nessun complottista parli? Possibile.
Massimo Polidoro (a cura di)
11/9. LA COSPIRAZIONE IMPOSSIBILE
Piemme - 366 pagine, 16,50 euro
Il procuratore aggiunto di Palermo aveva due agende: una su cui appuntava gli impegni e l’altra a cui affidava le sue riflessioni più segrete sul suo lavoro. La prima è stata trovata al suo posto, nello studio di casa sua. L’altra, l’agenda con la copertina rossa, quella che portava sempre con sé sparì, per non essere più ritrovata, 15 anni fa, il 19 luglio 1992, giorno della strage di via D’Amelio in cui il magistrato e sei uomini della sua scorta vennero massacrati.
Chi ha rubato l’agenda rossa di Borsellino? La risposta sta anche nell’altra agenda. E la risposta a questa domanda è il filo sottile ma resistente su cui si muove questo bellissimo libro di due cronisti di razza della Palermo migliore, Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza. E’ un libro che si legge come fosse un romanzo. Un libro attento, misurato, intelligente. Che non cade nel solito tranello della retorica antimafiosa, quasi sempre banale e scontata, ma che scava anche laddove i poteri che sembrano occulti sono più che mai drammaticamente palesi.
Con l’Agenda rossa di Paolo Borsellino si torna finalmente a leggere libri inchiesta senza peli sulla penna che prima ancora di dirci quant’è brutta Cosa nostra, ci fanno vedere quanto è ripugnante l’alleanza di potere che permette alla mafia di vivere.
Un libro da non perdere per nessun motivo.
Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza
L’AGENDA ROSSA DI PAOLO BORSELLINO. Gli ultimi 56 giorni nel racconto di familiari, colleghi magistrati, investigatori e pentiti.
Introduzione di Marco Travaglio
Chiarelettere - 238 pagine, 12 euro
L’interrogativo, ormai, torna con cadenza ossessiva. Ogni volta che il misterioso capo di Al Qaeda appare su un sito web o fa arrivare un suo Dvd ad Al Jazeera piuttosto che alla Cnn, la domanda ritorna. Ma chi è davvero Osama bin Laden? Ma esiste davvero Osama bin Laden? Oppure la sua è solo una figura mediatica funzionale al mantenimento (o meglio ai tentativi, frustrati, di mantenimento) di un nuovo, difficile, Ordine Mondiale?
Anche gli studiosi più attenti del fenomeno fondamentalista e dell’estremismo armato musulmano cominciano a nutrire dubbi su chi sia realmente il preteso mostro dell’11 settembre. E’ un folle e solitario guerriero contro l’Occidente che vive nell’antro oscuro di una caverna circondato da pochi uomini ultrafidati e lancia ordini telematici alla guerra santa ad una schiera di marionette votate al amrtirio? Oppure è lui una marionetta, solo una olografia, un’immagine tridimensionale funzionale a disegni criminali della più grane potenza del mondo?
In questo libro, Robin De Ruiter, giornalista e scrittore olandese, cerca di rispondere alla classica domanda da un milione di dollari. E lo fa documenti alla mano, partendo dalla disastrosa guerra contro l’Afghanistan intrapresa dai sovietici, passando l’antiamericanismo, gli attentati suicidi e le tante dichiarazioni di guerra contro il mondo civilizzato, fino ad arrivare alla domanda conclusiva: come evitare il rischio di una futura dittatura mondiale?
Robin De Ruiter
OSAMA BIN LADEN. EROE O MARIONETTA DELLA CIA?
Zambon editore - 150 pagine, 6,90 euro
Per acquisti: www.perilibri.it
Tempo fa, guardando in Tv Report, la bella trasmissione di Milena Gabanelli, su Geronzi e i furbetti del quartierino ci veniva in mente che, mentre ci distraggono con l’allarme sociale per rom e romeni - il tutto nell’esatto momento in cui l’Italia non ha mai avuto indici criminali tanto bassi - loro, i signori dei capitali, fanno man bassa di tutto, ma per farlo elargiscono prebende a destra e a manca, intesa come sinistra partitica (ammesso che Il PD sia di sinistra): finanziano la Fininvest e ripianano i conti rossi dei DS e intanto rapinano a piè sospinto. Quello che ci colpiva era anche la pochezza dei protagonisti: Consorte, un ignorantone che non sa parlare in italiano. Per non dire di Ricucci che emette fonemi puri, mentre Coppola non parla per non spettinarsi e Geronzi è di un burino che di più non si può. Ma in che mani è finito il capitalismo italiano?
Questo libro di tre giornalisti di due testate differenti (Biondani e Gerevini lavorano al Corsera, Malagutti all’Espresso) eleva quelle nostre estemporanee sensazioni all’ennesima potenza. E ci racconta davvero, fatto per fatto, latrocinio per latrocinio, chi sono i veri padroni del nostro Paese. Non è più la Razza padrona che ci ha raccontato Eugenio Scalfari tanti anni fa. E’ la razza predona, come recita il sottotitolo di questo libro che va assolutamente letto.
Pena cascare ancora nel tranello di credere che il problema italiano siano i Rom e romeni.
Paolo Biondani, Mario Gerevini e Vittorio Malagutti
CAPITALISMO DI RAPINA. La nuova razza predona dell’economia italiana.
Chiarelettere - 262 pagine, 14 euro
Sono passati i tempi di quando a Napoli prima di commettere un furto i ladruncoli andavano ad accendere un cero a San Gennaro. Oggi un mafioso prima uccide e poi si confessa. Perché le tradizioni religiose, con i loro fronzoli di battesimi, comunioni, cresime e matrimoni, appartengono in pieno alle consorterie di Cosa nostra che non seguono alcun percorso di fede, ma non abbandonano le vie indicate da una religione che è più che altro superstizione.
Con il suo Le sagrestie di Cosa nostra, Vincenzo Ceruso, che ama definirsi “militante del volontariato”, affronta il tema delicato del rapporto tra Mafia e Chiesa, partendo dal ricordo di Don Puglisi, prete scomodo, ucciso da Cosa nostra il 15 settembre 1993 nel quartiere popolare palermitano del Brancaccio. Per arrivare molto più dentro i meccanismi mafiosi. E raccontarci storie in cui si mescolano devozione e sangue, genuflessione e massacri, vocazioni ed eroina, professioni di fede e stragismo.
Non sono quelle che ci racconta Ceruso storie edificanti, e neppure sconvolgenti, ma rappresentano uno spaccato di questo Paese dove l’ipocrisia ed il perbenismo dilagano. Ovunque.
Vincenzo Ceruso
LE SAGRESTIE DI COSA NOSTRA. Inchiesta su preti e mafiosi
Newton Compton Editori - 270 pagine, 9,90 euro
Di solito i papi al momento di salire al soglio pontificio assumono un nome che si colloca nel solco del pontefice che con quello stesso nome lo ha preceduto. E’ stato così per Giovanni Paolo I, papa Luciani, che in sé intendeva certamente raccogliere l’eredità di papa Giovanni XXIII e papa Paolo VI. Carol Wojtyla si mise sulle orme del suo predecessore e si fece chiamare Giovanni Paolo II. E Joseph Ratzinger perché si è fatto chiamare Benedetto XVI?
La storia del suo predecessore, Benedetto XV, il papa della prima guerra mondiale, ce la racconta un cronista d’eccezione nel vero senso del termine, Annibale Paloscia, a lungo il deus ex machina della cronaca dell’Ansa, la più grande agenzia di stampa italiana. Paloscia scava in quell’intrigo di spie che venne a crearsi negli anni della Grande Guerra, quando il papa era contrario al conflitto, ma si trovò al fianco un giovane ed influente prelato che invece lavorava al fianco degli austriaci, nemici dei Savoia.
Paloscia è un formidabile frugatore di archivi e lettore di carte inedite. Ed è sulla base di nuovi documenti che ci racconta una storia avvincente. Che si legge come un spy story. La storia della più grave crisi mai vissuta nei rapporti tra Stato italiano e Vaticano.
Annibale Paloscia
BENEDETTO TRA LE SPIE. Negli anni della Grande Guerra un intrigo tra Italia e Vaticano
Editori riuniti - 175 pagine, 15 euro
Forse, a pensarci bene, la storia raccontata in questo libro da Fabio Andriola, direttore dell’interessante mensile Storia in Rete, potrebbe essere una delle origini dei misteri d’Italia di cui questo sito Internet si occupa ormai da anni. Intanto è un mistero, o meglio un enigma, la storia stessa: è mai davvero esistito un carteggio tra Mussolini e Churchill? Se è esistito, comunque, è stato segreto. Ma è stato un enigma, un mistero e un segreto suffragato da moltissime prove circa la sua reale esistenza. E se si fosse trovato avrebbe forse fatto riscrivere una bella fetta di storia del Novecento.
Potrebbe spiegarci, ad esempio, perché l’Italia, improvvisamente, nel 1940, dopo quasi un anno dall’esplosione del conflitto, abbia deciso, inopinatamente, di entrare in guerra al fianco di Hitler. Un’altra domanda che il carteggio pone è: esisteva un Patto segreto Roma - Londra? E a cosa mirava?
Come spiegare altrimenti l’ossessione che per anni l’ex premier inglese ebbe nel cercare quel carteggio? E perché quelle lettere che, dopo la seconda guerra mondiale, diventarono scomode per molti furono cercate anche da partigiani, agenti segreti ed ufficiali di varie nazionalità? Attorno a quelle carte si creò una vera e propria trama. Perché?
Il saggio di Andriola è quasi un romanzo, ricco di colpi di scena. Una specie di ricerca dell’Arca perduta. Con in palio una bella scommessa: la storia che oggi conosciamo fu vera storia?
Fabio Andriola
CARTEGGIO SEGRETO CHURCHILL - MUSSOLINI
Sugarco edizioni - 406 pagine, 24 euro
Siamo abituati, anche oggi, nonostante le loro spesso eccessive apparizioni televisive, a conoscerli come sostanzialmente antipatici. Un po’ presuntuosi, un po’ austeri, un po’ depositari del verbo delle loro inchieste e delle loro sentenze, un po’ scarsamente comunicativi con quel linguaggio sempre un po’ caricaturale. Sono i magistrati. Eroi o vittime. Mai buoni professionisti della Giustizia e basta. Immersi in un sistema, quello giudiziario italiano, che fa acqua da tutte le parti, e non solo sotto il profilo dei mezzi e della cattiva organizzazione. Ma, finalmente, c’è un magistrato che esce dall’ombra che, oltre ad essere una toga rotta, come recita il titolo, è senza dubbio una toga che si è rotta.
Bruno Tinti, procuratore aggiunto a Torino, ci regala così uno spietato racconto di quella che è la malagiustizia italiana. La sua è una cronaca fedele di una giustizia che ci piacerebbe ancora scrivere con la G maiuscola. Ma proprio non ce la sentiamo in un Paese dove il 95% dei delitti rimane impunito.
Impietoso con il sistema, Tinti lo è anche con i suoi colleghi. Eroi o vittime? Che bello se un magistrato potesse solo fare il magistrato...
Bruno Tinti
TOGHE ROTTE. La giustizia raccontata da chi la fa.
Prefazione di Marco Travaglio
Chiarelettere - 181 pagine, 12 euro
Cosa c’entrano due giovani donne, l’una meno acerba l’altra di più, l’una vissuta nell’Italia degli anni Settanta, duri, difficili ma intensi, l’altra nell’Italia del terzo millennio e del suo inizio così spocchioso, ignorante e cafone? Che legami possono avere tra loro due storie maledette accadute a 26 anni di distanza? Cosa lega Doretta Granersi a Erika De Nardo? All’apparenza nulla, se non la location dei loro drammi familiari: il nord - ovest ricco, becero e privo di valori.
E invece non è così. Nel suo Doretta & Erika, ma soprattutto in quella e commerciale che lega i loro nomi, Claudio Giacchino, già giornalista alla Stampa di Torino, non solo ha ricostruito alla perfezione delitti beluini, ma è riuscito a dare alle due protagoniste la dimensione dei loro anni perduti e delle loro vite sprecate. Il soldo, il denaro, le ambizioni di una vita futile sottende le due tragedie. Ogni parallelismo diventa così possibile e anche probabile.
E poi di notevole spessore nei due racconti ci sono i capitoli finali. Quell’oggi a cui le due donne sono affidate. La ricerca di una redenzione. L’impossibilità, per loro, ma anche per noi, di vivere senza fantasmi tanto truculenti.
Claudio Giacchino
DORETTA & ERIKA. Vercelli 1975, Novi Ligure 22001, anatomia di due stragi familiari.
Marsilio - 268 pagine, 16 euro
Come si fa a parlare di un romanzo che affronta un tema ancora scottante come la strage di Ustica senza rivelarne l’intreccio, scoprendo così la trama e alla fine rivelando chi è l’assassino? Se lo facessimo ci toglieremmo il saluto da soli, dal momento che vorrebbe dire a voi non leggete questo libro perché tanto sapete già come va a finire.
Non ci resta allora che parlare dell’autore. E’ Joseph Farrell, un nome forse non notissimo in Italia. Di professione Farrell fa il produttore, ma è stato anche sceneggiatore di film di successo come War Games. E’ stato artista visuale a New York. Si è laureato in legge ad Harvard. Ha diretto fondazioni. Ha lavorato per il Rockfeller Brothers Fund. Ma Joseph Farrell, che nella bandella di copertina tiene a scrivere che è sposato all’attrice italiana Jo Champa, non dice la cosa che più rende appetibile questo libro. Farrell è uomo di intelligence, non perché sia una spia. Ma di spie ne ha conosciute parecchie.
Ed ecco perchè un romanzo su Ustica scritto da uno che conosce bene il milieu della CIA dovrebbe invogliare la lettura. Il libro non è eccelso nel suo impianto. Ed è tradotto piuttosto male. Ma dietro tanta fiction, nel libro ci sono due o tre verità nascoste che invitiamo il lettore a scoprire. Ne vale la pena.
Joseph Farrell
PREDATORI NOTTURNI
Mondadori - 236 pagine, 17 euro
Un libro scritto da Giorgio Galli, esimio politologo e profondo conoscitore dell’Italia degli anni Settanta, di solito è garanzia di lettura intelligente. Ma da qualche tempo in qua Galli è preda di una sorta di voglia di stupire, rimangiandosi quanto da lui scritto in passato. Ora tocca alla P2 di Licio Gelli.
Il meccanismo del libro di Galli è semplice e scaltro: ingigantendo il ruolo della P2 nello stragismo e nei complotti che hanno attraversato il nostro Paese, è facile gioco per lui dimostrare l’infondatezza del ruolo avuto da questa loggia massonica coperta e segreta sulla scena italiana. Le sue conclusioni sono quasi che in fondo la Loggia P2 è stata solo una sorta di club della pipa. E che i veri istrioni sono stati alcuni politici italiani, ma, in fondo, neppure molti.
Ci dispiace per Galli, ma questa volta non siamo riusciti a seguirlo. Per lui tutto o quasi, negli anni più difficili del Paese, è stato banale. La P2? Frattaglie massoniche. Moro e l’apertura ai comunisti? Semplice, come fece con i socialisti, li attirò nella trappola della maggioranza parlamentare e, se non fossero intervenute le Brigate rosse, li avrebbe fatti fuori in quattro e quattrotto. E così via.
Che dire. Aspettiamo il prossimo libro di Giorgio Galli, sperando che sia senza effetti speciali per stupire il lettore.
Giorgio Galli
LA VENERABILE TRAMA. La vera storia di Licio Gelli e della P2
Lindau - 150 pagine, 16 euro
Avevamo appena terminato di leggere il libro di Paolo Pozzi intitolato 1977. Ci accingevamo a scrivere qualche riga di segnalazione per questa rubrica di Misteri d’Italia, quando l’occhio ci è cascato sulla quarta di copertina che, invece, non avevamo letto. E allora abbiamo capito che la quarta di Pozzi sarebbe valsa, comunque, più di qualsiasi cosa scritta da noi.
Ve la proponiamo:
«Questa è una storia degli anni Settanta. Allora c'era un movimento fatto di donne e uomini che pensavano di cambiare il mondo. In modo radicale. Con una rivoluzione. Quelle donne e quegli uomini pensavano che cambiarlo potesse anche essere divertente. Anzi o era divertente o non valeva la pena. Tutto e subito. Non si poteva rimandare nulla a dopo. La parte più radicale di quel movimento erano gli autonomi. Poi quel movimento è stato preso in una morsa ed è rimasto stritolato. Molti si sono fermati o sono stati fermati. Molti dal movimento sono passati alle formazioni armate. Molti hanno pensato che l'unica giustizia era quella proletaria. Alcuni, non pochi, si sono pentiti, cioè sono diventati delatori.
È quindi anche una storia terribile. È una storia fatta di vivi, morti e morti ammazzati. È una storia dolorosa per il dolore arrecato e sofferto. È una storia che narra di giovani. Io ora sono un uomo che va verso i sessanta. Ma mi rivedo giovane e penso: ce l'hanno fatta pagare ma ci siamo divertiti un casino».
Dimenticavamo: Paolo Pozzi è stato un militante dell’autonomia operaia milanese raccolta attorno alla rivista Rosso. Arrestato nel 1979 nell’ambito del Teorema Calogero ha scontato alcuni anni di carcere. Oggi è dirigente di una società che si occupa di beni culturali.
Paolo Pozzi
1977. Insurrezione
Derive Approdi - 202 pagine, 14 euro.
E’ forse il libro che mancava. Ma di cui non si sentiva alcun bisogno.
Una carrellata nel mondo della destra estrema che certamente non piacerà, fin dal titolo, alla destra di oggi. Ma neanche alla sinistra più attenta alla ricerca storica. La compiono con scrittura a volte un po’ adrenalinica due giornalisti formatisi culturalmente su un fronte che certamente di destra non è: Gianluca Semprini, giornalista di Sky Tg24, che pure scrisse un intellettualmente onesto libro sull’innocenza del neofascista Luigi Ciavardini, uno dei tre condannati per la strage alla stazione di Bologna, e Mario Caprara, giornalista di Radio Capital.
Nel raccontare le biografie di tanti estremisti di destra (da Delle Chiaie a Freda, da Signorelli a Tuti e Concutelli, da Fioravanti e Mambro a Vale e Cavallini fino a Carminati e Nistri, quest’ultimo detto “il comunista”) Semprini e Caprara rischiano però di fare di ogni erba un fascio (nel vero senso della parola). La lettura, infatti, di quest’area politica è decisamente molto retrò. Fatta di stilemi. Di frasi fatte e stereotipi che non corrispondono alla realtà. Il libro è povero di analisi. Manicheo. Manca il contesto. Non c’è alcuna lettura approfondita. Alcuna ricerca. Ritagli di giornale e via così. Leggendolo ci è sembrato di precipitare in un vecchio dossier degli anni Settanta, di quelli che una volta si intitolavano “Basta con il fascismo”. E giù un elenco di turpitudini.
La storia degli anni Settanta non si può scrivere secondo le categorie del politicamente corretto. Pena raccontare quegli anni come anni criminali. E così, per fortuna, da una parte e dall’altra, non fu.
Mario Caprara e Gianluca Semprini
DESTRA ESTREMA E CRIMINALE
Newton Compton editori - 375 pagine, 14,90 euro
Finalmente una storia di Lotta continua vera e vissuta. Non quell’accozzaglia di storie risapute e rubacchiate qua e là che ci raccontò, qualche anno fa, Cazzullo (non c’è da ridere. E’ un cognome).
Stefania Voli, nel suo Quando il privato diventa politico, affronta la tematica di un’organizzazione rivoluzionaria che, pur avendo un’impronta fortemente maschile, per non dire maschilista, ha avuto i suoi momenti più belli, creativi e dinamici proprio grazie alle sue militanti, le donne di Lotta continua.
Lotta continua fu il gruppo della sinistra extraparlamentare italiana più ricco, originale, provocatorio e fertile. La sua permeabilità, la sua disorganizzazione voluta, il suo velleitarismo le permisero da un lato di vivere più a lungo delle altre formazioni, già morte quando ancora erano vive, dall’altro la esposero a mille provocazioni: non ultima l’assurda fine giudiziaria che hanno fatto i suoi leader storici, Adriano Sofri in testa.
Ma le donne? Le donne hanno recitato troppo spesso la parte dell’”angelo del ciclostile”. Ma di quella formazione sono state l’anima e al tempo stesso il cuore pulsante.
E’ forse un caso che le personalità più in vista del gruppo e del giornale sono quasi tutte finite a fare gli scherani di Berlusconi? Mentre le donne...
Leggere per credere.
Stefania Voli
QUANDO IL PRIVATO DIVENTA POLITICO: Lotta continua 1968-1976
Edizioni Associate - 398 pagine, 20 euro
Dobbiamo essere sinceri: di questo libro scritto da un esordiente, Simone Sarasso, non abbiamo capito il titolo. Non abbiamo capito, in questo romanzo, o meglio in questa ricostruzione romanzata degli anni più bui della nostra Repubblica, dove si collochi il Confine di Stato.
Ma questo è solo un particolare che non inficia uno sforzo editoriale notevole e per certi versi prezioso. Si va dal dopoguerra a piazza Fontana, passando un po’ per tutti i misteri d’Italia. Una storia dove il protagonista che attraversa indistruttibile le macerie delle tragedie e delle stragi, dei golpe tentati e di Gladio, calpestando i cadaveri prodotti dalle morti misteriose (Mattei, ad esempio) è un ex internato in manicomio diventato un killer di Stato, o meglio un serial killer di Stato. Scrittura forse un po’ troppo forzatamente moderna, ritmo scorrevole, questo è un libro senz’altro utile alle nuove generazioni che poco o nulla sanno del passato del Paese in cui vivono. Lodevole, se non altro, per questo.
Simone Sarasso
CONFINE DI STATO
Marsilio - 414 pagine, 18 euro
Una tragedia dimenticata che sembra più che mai appartenere al secolo scorso, anche perché è stata davvero l’ultima tragedia del ‘900.
Torniamo al 1999 con questo bel libro di Babsi Jones dedicato alla tragedia della ex Jugoslavia ed in particolare al primo atto di quello che oggi conosciamo come progetto di Nuovo Ordine Mondiale: il bombardamento della Serbia, la guerra per il Kosovo. Un progetto, per ora almeno, fallito dopo i disastri americani in Iraq ed Afghanistan.
Allora, dal marzo al giugno 1999, sui cieli di Belgrado fu protagonista la Nato. C’era Clinton e non Bush alla Casa Bianca, ma nell’alleanza bombardiera ieri come oggi c’era anche l’Italia. Quella di D’Alema presidente del Consiglio. Anche allora la scusa per l’attacco fu un dittatore, non si chiamava Saddam Hussein, ma Slobodan Milosevic. Fu definita, senza vergogna, con il più demente degli ossimori, una “guerra umanitaria” perché c’era un popolo, quello kosovaro, da liberare.
Oggi gli effetti di quella guerra sono sotto gli occhi di tutti: il dittattore non fu cacciato dalle bombe, ma un anno dopo da una battaglia democratica, alla quale non furono estranei i dollari americani che potevano quindi essere spesi prima. Il Kosovo è tutt’altro che libero ma è finito nelle mani di una banda di ex terroristi e attuali trafficanti di droga che ha edificato un vero e proprio stato mafia, a cui si vorrebbe entro l’anno concedere l’indipendenza dalla Serbia. Chi si accollerà il Kosovo? l’Europa. Salvo piangere, fra qualche anno, perché la mafia kosovara avrà varcato l’Adriatico e sarà sbarcata qui da noi.
Ma il libro di Babi Jones, pur inserendosi in questo contesto, va oltre: racconta storie quotidiane di quel dopoguerra. Simboli tangibili di una tragedia dimenticata. Ma che non è ancora finita.
Babsi Jones
SAPPIANO LE MIE PAROLE DI SANGUE
Rizzoli - 260 pagine, 16,50