Una vicenda allucinante, al limite della comprensione, ma non solo - come a prima vista si potrebbe credere - una storia ordinaria di malagiustizia italiana.

La vicenda umana e giudiziaria di Luigino Scricciolo, già fondatore e dirigente negli anni Settanta di gruppi della nuova sinistra, divenuto un importante dirigente sindacale della UIL, comincia il 4 febbraio 1982 quando, assieme alla moglie, viene arrestato con accuse tremende: spionaggio e terrorismo.

La sua storia è davvero kafkiana. Luigino, un intellettuale con grandi capacità organizzative e dall’entusiastico attivismo politico, per il suo impegno sindacale conosce molte persone tra cui alcuni esponenti della diplomazia bulgara e ha “il torto” di avere un cugino militante delle Brigate rosse. Negli anni dell’emergenza antiterrorismo, subito dopo l’attentato al papa, per una magistratura teorematica, costantemente a caccia di streghe, uno più uno fa due: magistrati di spicco implicano Luigino in una montagna di vicende oscure: nel ferimento di Giovanni Paolo II, come nel rapimento del generale americano Dozier. Implicazioni sempre senza riscontri che mai si sono tradotte in accuse palesi e, tantomeno, in rinvii a giudizio.

Sta di fatto che Luigino Scricciolo, uomo saggio e buono, resta per vent’anni sulla graticola: sconta diversi anni in carcere, si ammala, deperisce fino al ricovero poi va agli arresti domiciliari, ma è solo 20 anni dopo che la sua assoluta innocenza viene riconosciuta.

E la sua vita? La vita di Luigino Scricciolo? Chiunque altro sarebbe uscito dalla sua orribile storia a pezzi. Luigino, oggi, è una persona positiva, ancora carica di attivismo e intelligenza.

Lui non si è arreso. La giustizia italiana ha mostrato il peggio di sé. Questo libro racconta l’una e l’altra cosa. Da non perdere.

Luigino Scricciolo

20 ANNI IN ATTESA DI GIUSTIZIA. Dal sindacato al carcere: imputazione spionaggio

Prefazione di Mario Capanna

Memori - 176 pagine, 14 euro

Potresti immaginare che questa storia, assolutamente vera, si svolga nel più sperduto dei paesi del terzo o del quarto mondo, laddove la giustizia è solo un’ipotesi. E invece la storia accade in quello che viene considerato il paese più evoluto e moderno della Terra: gli Stati Uniti d’America.

John Grisham, prestigioso scrittore di legal thriller, per una volta lascia la fiction e ci regala un libro straordinario, ineguagliabile, di un forza e una bellezza incredibili. Scritto con quella freddezza di cui è stato capace finora solo il Truman Capote di A sangue freddo, Grisham ci racconta la storia, vera lo ripetiamo, di Ron Williamson un ragazzo che insegue il sogno di diventare un campione di baseball, ma che, disgraziatamente, preda di un crescente disagio psichico, finisce accusato di un terribile evento: lo stupro e l’assassinio di una giovane donna, Debbie Carter. Comincia per Ron un' interminabile odissea che lo vedrà alla fine condannato a morte sulla base di prove inesistenti o artatamente costruite dalla polizia e dalla procura. Williamson resterà per 12 anni nel braccio della morte, continuando a proclamarsi innocente. Si salverà e tornerà libero a cinque giorni all'esecuzione, grazie all’esame del DNA.

E’ un libro che mette a nudo, con rara spietatezza, le tragedie di quella parte d’America che ancora si ostina ad applicare la pena di morte. E dove la civiltà del diritto non ha ancora messo piede.

Un ritratto spietato di un Paese ancora lontano dalla pienezza della democrazia.

John Grisham

INNOCENTE. Una storia vera

Mondadori - 332 pagine - 18,60 euro

Conosciamo Gian Micalessin, autore di questo splendido Hezbollah, da parecchi anni. Gian è un giornalista free lance, sempre in giro per il mondo, o meglio nelle parti del mondo più calde. E’ un cronista di razza, un inviato attento e scrupoloso, un filmaker esperto, mai fazioso, sempre attento a raccontare i fatti con quella dovizia di particolari, quella ricerca del punto e della virgola, che fa la differenza tra il semplice reporter ed il grande narratore.

Questo suo libro ci è piaciuto fin dalle prime pagine perché non è uno di quei libri che trasuda certezze, difetto principale dei libri scritti dagli inviati di guerra. E’ un libro che ti prende per mano e ti accompagna dentro una realtà particolare, fornendoti, al tempo stesso, informazioni e colore, dati certi e suggerimenti.

Nell’accostarsi al temibile microcosmo dei militanti del Partito di Dio, Micalessin lo fa senza boria, ma con la voglia prima ancora di far capire, di capire lui stesso di cosa sta parlando. E, soprattutto, lo fa senza i soliti stereotipati preconcetti.

Da questo libro a uscirne a pezzi è lo Stato di Israele. I suoi errori risultano incommensurabili, pacchiani, demenziali. Il risultato è proprio Hezbollah, la sua organizzazione, la sua forza. E la pericolosa variabile che proprio questa formazione oggi rappresenta.

Un bel libro quello di Gian. Da leggere senza esitazioni.

Unica piccola, quasi trascurabile osservazione: perché continuare a chiamare l’ormai disciolto Esercito del sud del Libano alleato di Israele e non esercito mercenario come è sempre stato?

Gian Micalessin

HEZBOLLAH. Il partito di Dio, del terrore e del welfare

Postfazione di Maurizio Stefanini

Boroli editore - 223 pagine - 14 euro

Finalmente un libro sugli anni di piombo, scritto da un protagonista di quegli anni, che non cade nel buonismo e che, soprattutto, dice la verità. Per quanto dura essa possa essere.

Ben venga quindi, dopo le “palle” che a più riprese ci ha raccontato il sedicente solo “dissociato” Valerio Morucci, questo ottimo libro di Sergio Segio, alias il “comandante Sirio”, leader di quella formazione armata atipica della lotta armata in Italia che fu Prima Linea

Segio, ex militante di Lotta Continua, ripercorre minuziosamente il percorso di uno che negli anni Settanta, partendo da Sesto S. Giovanni, la “Stalingrado d'Italia”, sceglie di armarsi, dopo aver perso fiducia in una sinistra parlamentare ed extra che ritiene debole ed imbelle.

Il racconto di Segio è serrato, ben scritto, senza indulgenze né per se, né per gli altri attori di una vicenda che è giunto il tempo di ricostruire con dovizia di particolari, proprio in nome di una memoria che alla fine dovrà pur essere condivisa.

Segio è stato l'ultimo militante di Prima Linea ad uscire dal carcere dopo aver espiato 22 anni di pena.

Sergio Segio

UNA VITA IN PRIMA LINEA

Rizzoli - 394 pagine - 18,50 euro

Dall'inchiesta sulla morte del bandito Giuliano ai giorni del G8 a Genova, dalla fine di Sindona alle inchieste più recenti, passando per le stragi di Piazza Fontana e Ustica.

Un libro che ripercorre la storia del giornalismo militante e di quello investigativo in Italia. Un libro che parte da lontano, con molta attenzione dagli anni Sessanta, addirittura dal caso Zanzara, il giornaletto scolastico milanese che sconvolse i benpensanti solo perché cominciava a ragionare attorno ai fatti della vita di qualsiasi adolescente.

Dentro c’è di tutto: da Lotta continua quotidiano al Manifesto fino alle radio libere e alla creatività del movimento del ’77, per arrivare ai nostri tempi e alle potenzialità della rete.

Un buon libro, scritto bene, utile a ragionare su come il giornalismo potrebbe ancora farcela ad essere.

Massimo Veneziani

CONTROINFORMAZIONE. Stampa alternativa e giornalismo d’inchiesta dagli anni Sessanta ad oggi

Prefazione di Carlo Lucarelli. Introduzione di Aldo Giannuli

Castelvecchi - 242 pagine - 15 euro

Gli anni '70. Quando si pronunciano queste tre parole tutto si tinge di nero, anche i ricordi. Come se un'intera generazione fosse cresciuta nel segno dell'odio e della violenza. Ma non ci fu solo questo.

Dentro il movimento di protesta vi erano intuizioni che andavano nella direzione opposta: c'erano ironia e verità, antagonismo e solidarietà. La speranza di un mondo diverso, ma possibile. Più che sulla canna del fucile, quel movimento poggiò su passioni e su un nutrito drappello di utopie. Entrambe si sgretolarono sul finire del decennio.

Ai protagonisti di questo Diario non rimase altro che tentare di vivere con il sostegno discreto e tenace di quelle idee che, come diceva Luigi Pintor, se non riescono a cambiare il mondo profumano senz'altro l'aria.

Così è scritto nella quarta di copertina di questo Diario minimo che la bravissima casa editrice Memori ci propone. Ma, a nostro avviso, il libro è anche qualcosa di più. Scritto da due ex attori di film di Nanni Moretti, questo Più colla compagni è un racconto colto e spensierato di anni che spensierati non furono affatto e colti, forse, lo furono fin troppo.

Si legge bene, è divertente, fa riflettere. Il che non guasta mai.

Maurizio Fabretti e Piero Galletti

PIU’ COLLA COMPAGNI. Una storia degli anni ‘70

Prefazione di Giulio Scarpati

Memori - 142 pagine - 16 euro

Quella che i media ci hanno raccontato finora è la “favola” della mafia a una dimensione; la storia minimalista di Bernardo Provenzano, il padrino di una Cosa nostra arcaica e pre-tecnologica che tra lupara e cicoria ha concluso la sua parabola lontano dagli scenari occulti e ufficiali del potere.

I segnali cifrati che filtrano dalle cronache, a partire dalla sua cattura, ci dicono però che Provenzano è qualcosa di diverso, qualcosa di più: l'attore di un gioco grande, di una strategia eversiva che ha portato l'Italia per l'ennesima volta sull'orlo del “golpe”, utilizzando Cosa nostra come un plotone di esecuzione, ma soprattutto come un formidabile alibi per scaricarle addosso le responsabilità politiche e giudiziarie della stagione delle stragi.

Questo libro si interroga sul significato del termine “lotta alla mafia”, riflette sulla convergenza di interessi tra “lupara proletaria” e “cervello borghese”.

Quella che Lo Bianco e Rizza ci offrono è una lettura diversa, non sempre in linea con gli atteggiamenti ufficiali che formano il comune sentire sull'argomento, al punto che, forse, a lettori profani, potrà apparire addirittura provocatoria.

Ma non c'è altro modo (se non quello, appunto, del ragionamento serrato, della logica spinta alle estreme conseguenze), per stimolare coscienze addormentate, attraverso un'analisi laica, scrollata dei luoghi comuni che sono frutto di chiavi interpretative ormai vecchie.

Il libro è molto bello e appassionante. Ma ha un limite purtroppo endemico ai giornalisti, anche ai più esperti e smaliziati: non riuscire a tirare bene le somme del loro stesso, più che convincente, ragionamento, coinvolgendo - finalmente - con nome e cognome chi i “segreti di Cosa nostra” - e quindi il “gioco grande” – custodisce e gestisce tutti i giorni, ossia alcuni magistrati della procura di Palermo.

Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza

IL GIOCO GRANDE. Ipotesi su Provenzano

Prefazione di Giuseppe Di Lello

Editori Riuniti - 165 pagine - 12 euro

Questo Tre bravi ragazzi di Federica Sciarelli e Giuseppe Rinaldi è davvero un libro straordinario.

Dedicato al massacro del Circeo - una ragazza assassinata e un’altra distrutta per sempre, oltre 30 anni fa, da tre neofascisti della Roma bene - il libro degli autori del seguitissimo programma di Raitre Chi l’ha visto? ricostruisce con un’attenzione piena di umanità la vicenda della lunga inchiesta sugli autori di quell’orribile scempio contro due donne inermi.

Il libro è pieno di novità sia sulla “strana” morte di Andrea Ghira, dei tre assassini il vero imprendibile, sia sulla figura laida del killer per antonomasia, quell’Angelo Izzo che è tornato ad uccidere - ancora due donne le sue vittime – dopo tanti anni di comodo soggiorno in carcere. Comodo perché, incredibilmente, Izzo è stato per anni considerato, da una parte della magistratura che non riusciamo a definire con un semplice aggettivo, un “pentito” alle cui testimonianze credere. E non è un caso che proprio la testimonianza di Izzo sia alla base di uno dei teoremi più sconcertanti creato dalla giustizia italiana: quello che ha portato alla condanna di due innocenti per la strage di Bologna, forse la strage più impunita nella storia d’Italia.

Federica Sciarelli con Pino Rinaldi

TRE BRAVI RAGAZZI. Gli assassini del Circeo, i retroscena di un’inchiesta lunga 30 anni

Rizzoli - 260 pagine - 17 euro

Un analisi minuziosa, condotta con certosina pazienza, da un brillante criminologo che su l’orrendo delitto di Cogne, l’omicidio selvaggio del piccolo Samuele Lorenzi, ha indagato a lungo e con molta cura.

Chi si aspetta da questo Cogne, delitto infernale la soluzione del giallo certamente resterà deluso. Carmelo Lavorino non è né colpevolista, né innocentista rispetto ala figura centrale di questo primo grande giallo italiano del terzo millennio, la madre di Samuele, Anna Maria Franzoni. Semplicemente indaga, per nulla soddisfatto né del modo approssimativo e confusionario in cui sono state condotte le indagine (specie da parte dei carabinieri del RIS di Parma, aggiungiamo noi), né dalle risultanze del primo processo. Lavorino esamina i capisaldi dell’impianto accusatorio e trova elementi nuovi ed esclusivi, proponendo ben 22 nuovi accertamenti che non sono stati mai svolti.

Un libro che si legge tutto in un fiato.

Carmelo Lavorino

COGNE. DELITTO INFERNALE. Chi ha ucciso Samuele

Tullio Pironti editore - 335 pagine - 14,90 euro

Resterà per sempre una vicenda emblematica. Sia nella storia dei “cold case” italiani, i casi freddi mai risolti, sia nella storia del giornalismo di casa nostra. Ma, soprattutto, resterà una storia esemplare nell’infinita saga della lotta politica che qui da noi è spesso fatta a colpi di macete giudiziario.

Francesco Grignetti, abile cronista, ricostruisce a mezzo secolo di distanza la vicenda di Wilma Montesi, la ragazza romana scomparsa da casa e ritrovata morta sulla spiaggia del litorale romano tre giorni dopo. Com’è morta Wilma che non ha sul corpo alcun segno di violenza? E soprattutto perché è la politica ad impadronirsi del suo cadavere per dar vita da una serie di regolamenti di conti all’interno del più importante partito italiano, la Democrazia cristiana? Cosa c’entrano il sesso e la droga con la fine di questa ragazza dai costumi più che morigerati?

Il caso Montesi riletto oggi appare superare tutti questi interrogativi per diventare un fatto di costume, la rappresentazione di un’epoca falsamente pudica, ossessionata dal perbenismo, caratterizzata da un cinismo freddo ed ipocrita, dove la stampa gioca un ruolo perverso.

Francesco Grignetti

IL CASO MONTESI. Sesso, potere e morte nell’Italia degli anni ‘50

Marsilio - 269 pagine - 16 euro

Firenze, 1973. La regista Cinzia Th. Torrini, interessata a realizzare un film sul Mostro di Firenze, contatta il giornalista Mario Spezi che ha seguito fin dall'inizio la terribile catena di omicidi. È appena stata massacrata la quinta coppia e questo fatto scagiona un innocente incarcerato poco prima con l'accusa di essere il serial killer.

Così comincia il romanzo-saggio di Mario Spezi, cronista davvero speciale, che a causa della sua cocciutaggine nella ricerca del VERO mostro di Firenze è perfino finito in galera e di Douglas Preston.

Mario, assieme a Preston, ha scelto il finto romanzo per dire cose che la procura di Firenze e il maxi-investigatore-scrittore Michele Giuttari non vogliono neppure sentire. E le raccontano bene, Mario e Douglas, le loro idee sull’imprendibile serial killer delle coppiette. Innanzitutto con una scrittura briosa e armonica che prende il lettore fin dalla prima pagina. E poi con una capacità analitica che per un investigatore sarebbero manna piovuta dal cielo.

Le conclusioni cui gli autori di questo bellissimo libro giungono non vogliamo anticiparle. Per non rovinare la sorpresa al lettore. Personalmente non crediamo che le cose siano andate come Spezi e Preston scrivono. Ma la concretezza dei due romanzieri è certamente preferibile alle sfrenate fantasie della procura, degli investigatori e dei tribunali fiorentini. 

Mario Spezi e Douglas Preston

DOLCI COLLINE DI SANGUE. Il romanzo del mostro i Firenze

Sonzogno editore - 347 pagine - 17 euro

Ancora sul mostro di Firenze in questo ennesimo libro dell’investigatore Michele Giuttari che della sciagurata inchiesta su quegli otto duplici delitti è stato se non il protagonista principale, certamente uno dei protagonisti.

Un’inchiesta sciagurata, dicevamo, perché inconcludente e giunta a risultati a dir poco paradossali che partono da un assioma che se non fosse tragicamente vero sembrerebbe una barzelletta: l’esistenza, unica al mondo e unica nella storia della criminologia, di una setta di assassini seriali, quantomeno mentalmente deficienti, che uccidevano coppiette, forse per rubare loro feticci sessuali da rivendere poi a misteriosi e mai scoperti acquirenti che poi li avrebbero usati in altrettanto misteriose messe nere.

Ci sarebbe da ridere se non esistessero in proposito delle sentenze giudiziarie. Ma si sa, spesso anche la seriosissima giustizia perde la testa e partorisce mostruosi aborti che vanno sotto il nome, appunto, di sentenze.

Giuttari, che poverino non ha certo una penna felice, racconta, con fatica sua e grande sofferenza per il lettore, la sua personalissima inchiesta sul mostro (o meglio sulla cooperativa di mostri) di Firenze, mostrando di  crederci. Il che non va certo a suo vantaggio.

Ma tant’è, così va il mondo e così va la saggistica in Italia. Amen.

Michele Giuttari

IL MOSTRO. Anatomia di un’indagine

Rizzoli - 359 pagine - 18 euro

Di solito in queste NOVITA’ EDITORIALI non proponiamo romanzi o materiale basato sulla fiction. Se facciamo un’eccezione è perché questo romanzo di Gerard de Villiers, celebre scrittore francese di spy, ipotizza una soluzione abbastanza realistica a proposito di un fatto realmente accaduto.

Si tratta della strage avvenuta in Vaticano il 4 maggio 1998 quando tre cadaveri vennero rinvenuti nell’appartamento del capo delle guardie svizzere Alois Estermann: il suo, quello della moglie Gladys Meza Romero e del vice caporale Cedric Tornay. La soluzione ufficiale del dramma imposta in fretta e furia dalle più alte autorità della Santa Sede affermò che il giovane Tornay, in preda ad un raptus omicida, prima di suicidarsi aveva assassinato il suo capo e la di lui moglie.

In chiave romanzesca de Villiers racconta la tragedia, infarcendola di spie, soprattutto alti prelati divenuti spie dell’est europeo, il che ha un aggancio con la realtà di questi giorni con la confessione a papa Ratzinger, da parte dell’Arcivescovo di Varsavia Wielgus, di essere stato una spia del regime comunista polacco.

Nel romanzo, Tornay è solo un ingenuo ragazzo manovrato da una seducente spia cecoslovacca che viene ucciso assieme a Estermann e a sua moglie da padre Hubertus, confessore delle guardie svizzere, e personaggio tuttora vivente, proprio allo scopo di eliminare tracce di spie comuniste all’interno del Vaticano.

La trama del romanzo è molto originale e i riferimenti alla realtà molto evidenti. Chissà…

Gerard de Villiers

SAS. Intrigo in Vaticano. Una spia nella santa sede

Segretissimo Mondatori - 228 pagine - 4.10 euro

Solo in edicola

Il suo In nome di Dio negli anni Ottanta vendette qualcosa come 10 milioni di copie. Era un libro inchiesta ad alta tensione sulla misteriosa morte di Giovanni Paolo I, Papa Luciani. Ora Yallop ricostruisce gli ultimi 30 anni di cronache Vaticane, rivelando non pochi retroscena che hanno segnato la vita dentro le mura della Santa sede.

Il libro comincia laddove Yallop aveva concluso il saggio precedente: dalla morte di Papa Lucani all’elezione, a sorpresa, del Papa polacco, Giovanni Paolo II.

Yallop ripercorre la strada di colui che tanta parte ha avuto in tutti gli eventi che hanno segnato un'epoca: dalla caduta del Muro di Berlino alla disfatta dell'Urss, passando per la modernizzazione della Chiesa e l'avvicinamento al popolo ebraico. Ma, si chiede l’autore, è davvero questo il vero ritratto di Papa Wojtila?

David A. Yallop

HABEMUS PAPAM. Il potere e la gloria: dalla morte di Papa Lucani all’ascesa di Ratzinger

Nuovi Mondi Media - 495 pagine - 26,50 euro

Lo avevamo già molto apprezzato nel suo Poteri forti uscito nel 2005, minuziosa ricostruzione del caso Calvi e non solo. Torniamo ad apprezzarlo oggi con questo Opus Dei segreta, mirabile tentativo (riuscito) di togliere finalmente il velo a quella sorta di contropotere in tonaca nera che è oggi l’Opus Dei.

Questo libro di Pinotti - che si è avvalso delle testimonianze dirette di chi nell’Opus Dei ha a lungo vissuto - è la storia incredibile di un’organizzazione misteriosa, di impronta religiosa, ma finalizzata a grandi affari, e soprattutto dei suoi riti medioevali, delle persone che nell’Opus Dei credono o hanno creduto.

Storie vere che vengono dai quattro lati del mondo che servono soprattutto a svelare i diabolici meccanismi della più potente organizzazione della Chiesa moderna.

Ferruccio Pinotti

OPUS DEI SEGRETA. Frusta, cilicio e alta finanza. Per la prima volta parlano i testimoni.

In collaborazione con Emanuela Provera e Amina Mazzali, già numerarie dell’Opus Dei.

Rizzoli - 475 pagine - 11,50 euro

Qualcuno l’ha definita “la bibbia delle vicende mediorientali”. Forse la definizione è un po’ altisonante, ma sta di fatto che mai è stato scritto un libro tanto completo sulla storia di quella zona del mondo che da almeno 50 anni condiziona quasi tutti gli avvenimenti più clamorosi che, a loro volta, condizionano la nostra vita di tutti i giorni. Non c’è forse la questione mediorientale dietro all’11 settembre 2001? Non è stato forse il medioriente a cadenzare la cronaca estera dell’ultima estate?

Robert Fisk, l’autore di questo voluminoso libro, è un giornalista inglese che da anni vive a Beirut, corrispondente per il quotidiano The Indipendent, certamente l’inviato di guerra più famoso che esista. In queste sue Cronache mediorientali, Fisk cerca di tirare le somme di una serie di conflitti che hanno sempre come sfondo la questione palestinese, l’arroganza e la politica neocoloniale di Israele, la sofferenza dei popoli arabi, la violenza dell’imperialismo americano, le contraddizioni dell’area musulmana del globo.

Il libro di Fisk non è una cronologia dei conflitti mediorientali, ma il tentativo benemerito di inserire in un quadro complessivo tante piccole e grandi storie tragiche dove la parola massacro acquista la vividezza del sangue e dell’orrore.   

Robert Fisk

CRONACHE MEDIORIENTALI. Il grande inviato di guerra inglese racconta cent’anni di invasioni, tragedie e tradimenti

Il Saggiatore - 1180 pagine - 35 euro

I militanti dell’IRA, gli islamismi algerini, i mujaheddin afgani, gli indipendentisti dell’ETA, gli hezbollah libanesi, i guerriglieri colombiani delle FARC, i banditi mafiosi dell’UCK kosovaro. Sono solo alcune delle tipologie di terroristi che Phil Rees, per anni corrispondente della BBC da medioriente e Asia, ha incontrato nella sua lunga carriera di filmaker e giornalista in giro per il mondo.

Il suo A cena con i terroristi non è però solo una collezione di reportage perché lo spirito indagatore e curioso di Rees cerca di afferrare l’esatto concetto della definizione “terrorista” per scoprire che questo termine inflazionato, questo spauracchio globale, spesso si annida in primo luogo in chi dice, ossessivamente, di voler sconfiggere il terrorismo: l’imperialismo degli Stati occidentali.

Un libro da leggere con attenzione. Una novità.

Phil Rees

A CENA CON I TERRORISTI. Incontri con gli uomini più ricercati del mondo

Nuovi Mondi Media - 430 pagine - 23 euro

Ormai da tempo in Italia non si parla più di sequestro di persona. Questo tipo di reato, ma solo all’apparenza, viene praticato solo sporadicamente. In realtà il rapimento avviene ancora, solo che le trattative sono discrete, si svolgono rapidamente e al riparo da occhi indiscreti, siano essi quelli di investigatori e magistrati o della stampa. Ma ci fu un periodo, negli anni Settanta, in cui il sequestro di persona, in Calabria, ma anche soprattutto in Sardegna, era un reato commesso quasi ogni giorno.

Si tratta di storie dimenticate, storie che se rilette oggi come ha fatto, e bene, Giampaolo Cassitta, offrono spunti nuovi e interessanti, che finiscono con il collocare questo tipo di attività criminale in quella zona grigia che dà il titolo a questo libro. Una zona dove si muovono non solo banditi spietati, ma anche pezzi di magistratura, pezzi di forze dell’ordine, pezzi di servizi segreti.

Partendo da un sequestro dimenticato, quello di Giancarlo Bussi, un ingegnere della Ferrari, in vacanza a Villasimius, il cui corpo non verrà mai ritrovato, Cassitta ricostruisce una torbida indagine nella quale emerge la figura di un magistrato che molti anni dopo si ucciderà nel suo ufficio, mentre sta per essere interrogato da altri magistrati venuti dalla Sicilia. Quel magistrato, soprannominato “lo sceriffo”, era Luigi Lombardini. Attorno alla sua figura ruotano tante altre storie, in grado oggi, finalmente, di raccontare, sui sequestri di persona, un’altra verità.

Giampaolo Cassitta

LA ZONA GRIGIA. Cronaca di un sequestro di persona

Condaghes - 183 pagine - 14 euro

Per il trentennale dell'assassinio di Pier Paolo Pasolini le edizioni Effigie hanno pubblicato L'eresia di Pasolini di Gianni D'Elia, una rivisitazione dell'opera di questo “fratello maggiore”, considerato una “avanguardia della tradizione”.

Ora lo stesso D'Elia è tornato sul suo pamphlet, arricchendolo attraverso la sua lettura del romanzo pasoliniano Petrolio come uno strumento per leggere il nostro ieri e l'oggi.

Pasolini non è stato ucciso da un ragazzo di vita perché omosessuale, ma da sicari prezzolati dai poteri, occulti o no, in quanto oppositore, corsaro, a conoscenza di verità scottanti. Motivo è stato Petrolio e trappole un “ragazzo di vita” ed il furto delle “pizze” di Salò, l'ultimo film di questo poeta necessario.

E’ un libro difficile. Ed anche duro

Gianni D’Elia

IL PETROLIO DELLE STRAGI. Postille a l’”Eresia di Pasolini”

Effigie edizioni - 75 pagine - 10 euro

Nel momento stesso in cui gli Stati Uniti introducono, di fatto, la tortura come prassi da seguire negli interrogatori dei sospetti terroristi, mentre un Paese con l’Italia decide di bandirla, almeno sulla carta, esce questa ricerca di Romano Nobile, forse un po’ troppo esile, ma che ci aiuta comunque a capire non solo la storia della tortura in Italia, ma come avviene la cosiddetta “tortura democratica”, quella praticata ogni giorno nelle nostre carceri.

Il libro ha un bell’impatto, peccato che l’autore, pur ricordando i fatti di Genova e le abiezioni avvenute nel lager di Bolzaneto appena nel 2001, abbia dimenticato di ricordare l’uso che della tortura (vera e propria) si è fatta in Italia durante gli anni della lotta al terrorismo.

Romano Nobile (a cura di)

LA TORTURA NEL BEL PAESE

Prefazione di Giovanni Russo Spena

Malatempora - 123 pagine - 10 euro

9 dicembre 1986. Un uomo sotto processo in Israele mostra dal finestrino del cellulare le sue mani ai fotografi. Sui palmi ha scritto in un inglese approssimativo: “Mi hanno rapito a Roma”.

Il tecnico nucleare israeliano Mordechai Vanunu rivela così al mondo la sua storia. Una spy story. Una bionda agente segreta del Mossad l'ha attirato in una trappola, è stato rapito nella capitale italiana, dopo aver rilasciato una lunga intervista ai giornali inglesi.

Le sue rivelazioni riguardano il possesso da parte di Israele, fino ad allora ufficialmente negato, di un arsenale nucleare, nella centrale di Dimona, dove lo stesso Vanunu lavorava. Una sentenza durissima, diciotto anni di carcere. Il movimento antinuclearista e pacifista ne ha fatto una bandiera.

Vanunu ha raccontato alla brava giornalista Stefania Limiti, la sua vicenda, ancora attuale in un'area del mondo che vive altri sussulti di guerra.

Stefania Limiti

“MI HANNO RAPITO A ROMA”. Mordechai Vanunu sequestrato dal Mossad. Una bomba atomica israeliana. Una spy story

Prefazione di Vincenzo Vasile

L’Unità - 126 pagine - 5,90 euro

Solo in edicola

A 40 anni dalla morte di Ernesto Che Guevara ecco un libro che racconta i retroscena della sua cattura in Bolivia e della sua morte.

Un libro che risponde a molte domande ancora senza risposta: chi ha voluto la morte del guerrigliero argentino, forgiatosi nella rivoluzione cubana? Quanto c’entrano gli americani nella sua eliminazione fisica? E quanto c’entrano, invece, i generali boliviani? E ancora: dietro la sua morte c’è anche lo zampino di Mosca e dell’establishment di Breznev?

Gli autori di questo bel libro, Mario Cereghino, argentino e l’italiano Vincenzo Vasile, che dirige per l’Unità una collana di preziosi libri sulla memoria italiana, hanno frugato a lungo negli archivi segreti del Dipartimento di Stato americano e della Cia per ricostruire la storia dell’avventura guevarista in Bolivia dall’altra parte, dalla parte dei suoi nemici di sempre.

Ne viene fuori una sorta di impedibile “controdiario” americano sul tentativo del Che di creare un nuovo Vietnam in America latina.

Mario Cereghino e Vincenzo Vasileo

CHE GUEVARA TOP SECRET. La guerriglia boliviana nei documenti del Dipartimento di Stato e della Cia

Prefazione di Nicola Tranfaglia

Bompiani - 151 pagine - 7,50 euro

ibs

E’ questa la nuova inchiesta di Eric Laurent, grande giornalista francese, che dopo Guerra del Golfo: il dossier segreto e La verità nascosta sull’11 settembre, ci propone un viaggio allucinante in quello che è considerato il “sangue del mondo”, ossia il petrolio.

E’ un libro prezioso perché rivela molte cose che continuiamo ad ignorare.

Qualche esempio? Ricordate la famosa crisi petrolifera del 1973? Le giornate senza auto? Bene quella crisi non è mai esistita. E’ stata solo una manovra generata da un accordo tra i Paesi dell’OPEC e le grandi compagnie petrolifere per far accettare petrolio più caro.

Altro esempio: nel marzo del 2001, sei mesi prima dell’11 settembre, le mappe petrolifere irachene erano all’esame del vice presidente americano Dick Cheney e di un gruppo di petrolieri. Perché? Forse perché l’attacco all’Iraq di Saddam Hussein era già in programma?

In questo libro Laurent svela la verità sulle logiche che sottendono il mercato dell’oro nero. Da non perdere.

Eric Laurent

LA VERITA’ NASCOSTA SUL PETROLIO. Un’inchiesta esplosiva sul “sangue del mondo”

Nuovi Mondi Media - 292 pagine - 19,50 euro

Che ci fa un ufficiale della Guardia di Finanza in una missione militare internazionale di pace? Domanda intelligente, considerando il fatto che da sempre siamo abituati a vedere impegnati sullo scacchiere internazionale, laddove si accende una grave crisi, solo militari delle quattro armi, compresi i carabinieri, ma soltanto di rado anche gli uomini delle Fiamme gialle.

Eppure il ruolo avuto dalla Guardia di Finanza in una missione di pace come quella ancora in corso in Albania è stato determinante. Per rendersene conto basta leggere questo libro scritto dal generale di brigata Fabrizio Lisi che dal 1997 al 1999, quand’era colonnello, proprio in Albania ha vissuto in prima persona il contributo italiano alla ricostruzione di un Paese in fiamme, da poco uscito da una delle più tremende dittature del XX secolo, in balia di una feroce povertà.

Lisi ha lavorato con dedizione all’addestramento della polizia albanese nel contrasto sia all’immigrazione clandestina che alla criminalità. Un lavoro minuzioso, spesso ingrato, ma che ha indubbiamente dato grandi frutti.

Fabrizio Lisi è un militare dotato di grande umanità e che suscita un’istintiva simpatia. Dal suo libro traspaiono entrambe queste doti. Ed è per questo che lo raccomandiamo.

Fabrizio Lisi

MISSIONE DI PACE. Immagini e ricordi di un Finanziere sulla frontiera di Europa. Albania 1997-1999

Prefazione di Franco Di Mare

È dicola editrice - 156 pagine

Crollato l’impero sovietico, sfaldatasi l’Unione, la Russia ha fatto credere di sé, per molti anni, di essere tornata una nazione “normale”, avviata sul difficile cammino della democrazia. Ma in pochi avevano finora considerato appieno la personalità di un leader come Vladimir Putin, il grande amico di Berlusconi, l’ex mediocre colonnello del KGB che della Russia oggi è il vero, unico e incontrastato padrone. Chi, come Anna Politovskaja, ha provato a raccontare Putin e le nefandezze da lui combinate in Cecenia, ci ha rimesso la vita, ennesima giornalista russa eliminata dal potere e dai suoi scherani.

Questa La Russia di Putin non è un libro nuovo. E’ uscito nel 2004 in Francia, e pubblicato in Italia l’anno dopo, ma in Russia non ha mai trovato un editore. Anna racconta in questo libro chi è veramente il satrapo che siede a Mosca e che ha eliminato ogni seria opposizione, ricorrendo non solo alla carcerazione, ma anche all’omicidio.

Le storie pubbliche e private della Russia di Putin sono il contenuto di questo volume che alla fine più che raccontare la Russia racconta proprio Putin ed il puntinismo e la sua nuova mafia di Stato da lui creata.

Un libro da non perdere per chi vuole davvero capire dove stia andando quella che una volta era un grande potenza mondiale.

Anna Politkovskaja

LA RUSSIA DI PUTIN

Adelphi - 293 pagine - 18 euro